Quante volte, guardando indietro nel labirinto delle nostre scelte, ci siamo detti "avrei voluto essere" o "sarei voluto essere"? Un'altra persona, in un altro luogo, con un'altra vita. La frase stessa, intrisa di nostalgia e rimpianto, apre un vaso di Pandora di possibilità inesplorate e di un passato che non può essere cambiato. Ma è davvero utile perdersi in questo vortice di "e se"?
Questo interrogativo, così profondamente umano, ci accompagna fin dalla notte dei tempi. Dai miti greci alle tragedie shakespeariane, la letteratura è costellata di personaggi che si dibattono con il peso delle loro scelte e con l'ombra di un "sarei voluto essere" che incombe sulle loro vite. Pensiamo ad Edipo, il cui destino segnato lo porta a realizzare proprio ciò che avrebbe voluto evitare, o ad Amleto, il cui eterno procrastinare nasce dalla tortuosa analisi di tutte le possibili conseguenze delle sue azioni.
L'avvento dei social media, con il suo palcoscenico di vite apparentemente perfette, non fa che amplificare questo senso di inadeguatezza e di rimpianto. Scorrendo le bacheche di amici e conoscenti, veniamo bombardati da immagini di viaggi da sogno, carriere sfavillanti e famiglie apparentemente idilliache. È facile, in questo contesto, cadere nella trappola del confronto e sentirsi inadeguati, come se avessimo mancato l'appuntamento con la felicità che sembra arridere a tutti gli altri.
Ma è importante ricordare che i social media offrono solo una visione parziale e spesso edulcorata della realtà. Dietro ogni foto sorridente e ogni frase motivazionale, si celano spesso insicurezze, difficoltà e momenti di sconforto che raramente vengono mostrati al pubblico. Concentrarsi su ciò che gli altri mostrano, sui loro apparenti successi e sulla loro presunta felicità, rischia di farci perdere di vista il valore della nostra unicità e del nostro percorso, per quanto imperfetto possa sembrare.
Allora, come liberarsi dalla tentazione del "sarei voluto essere" e abbracciare la pienezza del nostro presente? Il primo passo è sicuramente quello di coltivare la gratitudine. Invece di concentrarci su ciò che ci manca, impariamo ad apprezzare ciò che abbiamo: la nostra salute, i nostri affetti, le esperienze che hanno plasmato la nostra storia. Prendiamoci del tempo ogni giorno per riflettere sulle cose positive della nostra vita, anche le più piccole e scontate.
Un altro aspetto fondamentale è quello di imparare a perdonarci. Tutti commettiamo errori, prendiamo decisioni sbagliate e ci troviamo ad affrontare situazioni che avremmo preferito evitare. Il passato non può essere cambiato, ma possiamo scegliere di non farci imprigionare dai rimpianti. Impariamo a vedere i nostri errori come opportunità di crescita e di apprendimento, come tappe di un percorso che ci ha portato ad essere le persone che siamo oggi.
Infine, ricordiamoci che la vita è un viaggio, non una destinazione. Non esiste un traguardo da raggiungere, un momento in cui finalmente potremo dire di "essere arrivati". La vera felicità risiede nel godere di ogni istante, nell'apprezzare le piccole cose e nell'affrontare le sfide con coraggio e determinazione. Lasciamo andare il peso del "sarei voluto essere" e iniziamo a scrivere la nostra storia, con tutte le sue imperfezioni e le sue infinite possibilità.
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