Caro amico, ti scrivo perché il peso sulla mia coscienza è diventato insostenibile. Le tue parole, i tuoi ideali, tutto ciò che mi avevi promesso sembra svanito nel nulla da quando hai varcato quella porta. No, non ti scrivo per rinfacciarti nulla, ma per condividere con te il mio smarrimento, la mia delusione nel vedere come la politica, questa "arte nobile", possa trasformarsi in un mostro che divora i suoi figli migliori.
Quante volte, tra un caffè e una sigaretta, abbiamo discusso animatamente di come cambiare le cose, di come rendere questo mondo un posto più giusto? Erano discorsi intrisi di speranza, di passione, di quella purezza che solo la gioventù e gli ideali possono dare. Poi, la vita ti ha portato lontano, verso quelle stanze del potere che tanto desideravi raggiungere.
All'inizio, la tua voce era ancora forte, decisa a far sentire il tuo dissenso, a mantenere fede alle tue promesse. Ma col tempo, le tue parole sono diventate più sommesse, quasi un sussurro impercettibile tra le grida di chi anteponeva interessi personali al bene comune.
Ho letto sui giornali di accordi sottobanco, di favori concessi in cambio di silenzio, di verità nascoste per non infastidire chi detiene il potere. E in tutto questo marasma, mi chiedo dove sia finito il mio amico, quello che con sincerità voleva cambiare il mondo.
So che la politica è un gioco complesso, fatto di compromessi e di rinunce. Ma esiste un limite invalicabile, una linea rossa che non dovrebbe mai essere oltrepassata: quella della dignità, della coerenza, del rispetto per chi ti ha dato fiducia.
La lettera ad un amico politico rappresenta da sempre un dilemma morale, un conflitto tra lealtà personale e responsabilità pubblica. Da una parte, il desiderio di sostenere chi si conosce, di aiutarlo nel suo percorso politico. Dall'altra, la consapevolezza che ogni decisione presa da chi detiene il potere ha un impatto sulla vita di tutti, non solo su quella di pochi eletti.
Scrivere ad un amico politico può trasformarsi in un'arma a doppio taglio. Può essere un modo per influenzarne le scelte, per ricordargli le sue promesse, per riportarlo sulla retta via quando sembra smarrito tra i meandri del potere. Ma può anche diventare uno strumento di pressione, un mezzo per ottenere favori personali, alimentando quel sistema clientelare che tanto danneggia la politica e la società.
La trasparenza, la correttezza, il senso civico dovrebbero guidare la mano di chi scrive e di chi riceve una lettera ad un amico politico. Perché il vero amico non è chi ti asseconda sempre e comunque, ma chi ha il coraggio di dirti la verità, anche quando è scomoda, anche quando può costargli l'amicizia.
Ecco perché, caro amico, ti scrivo queste parole non per giudicarti, ma per esortarti a ritrovare te stesso, quella persona che so essere ancora dentro di te. Ricorda sempre le ragioni che ti hanno spinto ad intraprendere questo cammino e non tradire la fiducia di chi, come me, ha creduto in te.
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